Convegno internazionale “Tartini e la cultura musicale dell’Illuminismo”

Padova – Cremona (20-24 Ottobre 2020)

 

Sessione di Padova

Patrizio Barbieri, Luciano Bertazzo, Paolo Cattelan, Paolo Da Col, Sergio Durante, Mario Infelise, Angela Romagnoli, Stefano Zaggia

 

Dopo un quindicennio che ha visto la pubblicazione di numerosi nuovi contributi, si riparte con questo convegno da una rinnovata conoscenza della biografia di Tartini e della sua opera per concentrare la visuale sui luoghi che lo videro protagonista e allargarla al secolo illuminato nei suoi rapporti con la musica.

Giuseppe Tartini fu acclamato in vita come “primo violino d’Europa” (De Lalande) e “maggior compositore” dei suoi tempi (Eulero): indagare e comprendere le ragioni della sua straordinaria fortuna nel Settecento è importante per chiarire aspetti fondamentali del secolo dei Lumi e del problematico rapporto con la musica, in particolare strumentale.

L’opera tartiniana, con la sua varietà e complessità, risulta un documento essenziale per la comprensione del gusto e delle mentalità medio-settecentesche in ambito musicale, delineando almeno in parte il mutare delle tendenze stilistiche e delle prassi musicali. ll ricco epistolario tartiniano offre un punto di vista privilegiato sulle dinamiche sociali in campo artistico mentre il corpus delle opere si offre come punto di partenza per  approfondimenti sui personaggi che gravitavano attorno al violinista o che erano con lui in comunicazione, nonché sulla storia dell’estetica, della teoria e della didattica musicale, allargandosi ai rapporti tra ambiente culturale padovano e i maggiori centri europei.

Padova nel Settecento vantava diverse attrattive: come tutte le maggiori città italiane era dotata dal fine Seicento di un buon teatro d’opera e dal 1751 di due teatri in concorrenza fra loro. Erano attive diverse istituzioni musicali ecclesiastiche: l’Oratorio filippino, la Cattedrale, la basilica di Santa Giustina e soprattutto il santuario antoniano retto dall’ordine francescano, meta di pellegrinaggi da tutta l’Europa ed oltre. Nel corso del Settecento la Cappella musicale della basilica di S. Antonio rivestì una notevole importanza. La riforma dell’organismo musicale del Santo voluta dall’Arca in corrispondenza con l’assunzione di Tartini, combinata con la caratteristica laicità dell’amministrazione garantirono una fruttuosa osmosi con l’aristocrazia veneta ed il reticolo delle sue relazioni europee. L’ordine dei Minori conventuali di S. Francesco induceva da un lato la mobilità interna all’Ordine, e insieme una capacità attrattiva di quello che oggi si definirebbe turismo religioso, di ogni nazionalità e ceto. Figure di rilievo come Francescantonio Calegari, Francesco Antonio Vallotti, Giovanni Giacomo Rampini, Gaetano Guadagni, Matteo Bissoli, Antonio Vandini e naturalmente Tartini comparteciparono alla rete di relazioni culturali che collegava il Santo ad una vasta area geografica.

La vita musicale nella Padova del Settecento era arricchita da manifestazioni private come l’accademia promossa dal diplomatico e mecenate musicale Giuseppe Ximenes d’Aragona, celebre soprattutto per aver commissionato a Mozart la Betulia liberata (1771). Negli stessi anni si ritirava in città il maestro di canto e compositore Giovanni Battista Ferrandini.

In questi anni che la manualistica musicale classifica come transizione dal tardo-barocco al pre-classicismo, ma che andrebbe ricollocata in categorie proprie, gli intellettuali italiani si interrogavano sul rapporto tra arte e natura e sul senso del linguaggio dei suoni  problematizzando la questione dell’ornamentazione e dei limiti dell’armonia, approdando a soluzioni innovative o singolari, che hanno consentito di individuare un carattere particolare dell’Illuminismo musicale veneto.

Anche in contesto liturgico tra gli anni ’30 e ‘40 è in corso un rinnovamento deciso del repertorio musicale, pur nel solco della tradizione: al Santo si riscriverà persino l’ufficio di S. Antonio, monumento medievale di Giuliano da Spira, in un’ottica riformistica declinata entro l’osservanza cattolica.

Grande attrattiva ebbe a livello europeo la «Scuola delle nazioni» (De Lalande). La scuola tartiniana fu un caso singolare nel contesto delle scuole violinistiche del ‘700, le scelte innovative operate da Tartini nell’organizzazione della didattica e nelle modalità di trasmissione del sapere ebbero un impatto sensibile. Materiali didattici come il Traité des agréments o l’Arte dell’arco si distinguono dalle opere coeve ed esprimono l’intenzione di un’organizzazione sistematica del sapere, espressione dello stesso spirito enciclopedico e organizzativo di cui è figlia l’Encyclopédie,  e la giovane storiografia musicale di Giovanni Battista Martini, amico e sodale di Tartini.

Il Settecento fu anche il secolo della comunicazione epistolare: il miglioramento del sistema postale e l’attitudine cosmopolita dei savants unirono le capitali della cultura in quella “Repubblica delle lettere” di cui Giuseppe Tartini e molti suoi concittadini erano membri attivi e ambiziosi.  A Padova, la scienza conobbe nel XVIII secolo un periodo di ricco fermento, segnato da personaggi quali Antonio Vallisneri e Giovanni Poleni, amico anch’egli di Tartini. Per l’università della Repubblica il Settecento fu un vivace periodo di mutamenti. Lo iato che si era creato nel secolo XVII tra il sapere impartito nei corsi universitari e quello che andava praticato nelle sedi accademiche si fece irreversibile e la “nuova scienza” si fece spazio negli spazi istituzionali. Gli scambi epistolari mostrano una comunicazione vivace e proficua tra ambienti universitari e artistici e mettono in luce le idee circolanti in città. Nuove scoperte nei campi dell’acustica e della fisica stimolano discussioni di teoria musicale che interessano Tartini fin dagli anni della giovinezza. Dalla scoperta del “terzo suono” nel 1714, lo sviluppo laborioso del “sistema” musicale tartiniano e infine la pubblicazione del Trattato di musica secondo la vera scienza dell’armonia del 1754 portano il violinista al centro dell’attenzione e al confronto (talvolta scontro, talaltra rispettosa incomprensione)  con personaggi del calibro di Rousseau, La Serre, Eulero.

Il convegno si propone di esplorare una vasta gamma di temi di interesse storico-culturale e estesi alla cultura letteraria, filosofica, religiosa, teatrale, urbanistica del medio Settecento.

 

Sessione di Cremona

Comitato scientifico: Sergio Durante, Massimiliano Guido, Donatella Melini, Marco Malagodi, Angela Romagnoli.

 

La figura di Giuseppe Tartini è inscindibilmente legata al violino e allo sviluppo della sua tecnica e del suo repertorio, ma anche, inevitabilmente, allo strumento come manufatto e ai suoi indispensabili accessori, in primis l’archetto. La lunga esistenza del musicista si snoda in un periodo di grandi cambiamenti tecnici, di cui egli stesso peraltro fu protagonista, e dunque anche di sperimentazioni sugli strumenti da parte dei costruttori sollecitati a servire sempre meglio gli ambiziosi virtuosi dell’epoca. Se seguire il filo di questa storia di cambiamenti da violini e archi ‘barocco’ attraverso strumenti e archetti ‘di transizione’ fino alle forme ‘classiche’ nelle sue linee generali non è troppo difficile, molto più arduo è il compito di ricondurre oggetti e reperti specifici ad un musicista ben individuato: nel nostro caso, ad esempio, a Giuseppe Tartini. Arduo, ma determinante per una miglior comprensione del personaggio e delle abitudini della sua epoca nell’ambito della costruzione e dell’uso degli strumenti, sarebbe dunque capire, se non con certezza almeno con buona approssimazione, su quali violini un virtuoso come Tartini (che fu anche didatta, teorico, compositore…) abbia esercitato la sua arte, se questi fossero cambiati o fossero stati adattati nel corso del tempo, se egli avesse preso parte attivamente alle sperimentazioni dei liutai del suo entourage, se avesse egli stesso sollecitato i cambiamenti, se si fosse rivolto sempre alla stessa cerchia o allo stesso costruttore o avesse cercato di ‘diversificare il portafoglio’ dei violini e degli archi a sua disposizione, la montatura degli strumenti, e tanti altri dettagli legati al rapporto del musicista con il suo strumento.

Attualmente sono considerati tartiniani o comunque sono tradizionalmente ricondotti all’attività del musicista i reperti posseduti dal Conservatorio di Trieste (due archetti e alcuni elementi di un violino di Antonio Bagatella, liutaio che ha certamente collaborato per anni con Tartini), descritti in un articolo a firma di Paolo Da Col, Antonino Airenti e Federico Lowenberger (2011); tre violini, uno a Pirano a Casa Tartini, uno a Milano presso il Museo degli strumenti musicali del Castello Sforzesco, e uno in mani private.

In occasione delle celebrazioni tartiniane per i 250 anni dalla morte il Dipartimento di Musicologia e Beni Culturali dell’Università di Pavia, sede dell’unico corso di laurea magistrale a ciclo unico in Conservazione e Restauro dei Benti culturali – Percorso Formativo Professionalizzante n. 6: Strumenti musicali; Strumentazioni e strumenti scientifici e tecnici, intende promuovere una serie di ricerche e una campagna analitica intorno ai reperti e agli strumenti tradizionalmente attribuiti a Tartini, coinvolgendo studiosi, docenti dei corsi musicologi e del corso di restauro, ricercatori del Laboratorio Arvedi di Diagnostica non Invasiva dell’Università di Pavia presso il Museo del Violino, maestri restauratori (tra cui Bruce Carlson, conservatore del violino conservato a Pirano), liutai, cordai e musicisti. Solo una ricerca fortemente interdisciplinare, che coinvolga sia la musicologia e le scienze dure al servizio del restauro, sia i saperi legati alla pratica della liuteria, sia quelli relativi alla prassi esecutiva musicale ‘storicamente informata’, sarà infatti in grado di chiarire i numerosi interrogativi che ancora gravano sugli strumenti ‘tartiniani’.

Le tematiche che si affronteranno nel corso delle giornate cremonesi saranno:

– Le campagne analitiche sui reperti e sugli strumenti tartiniani (analisi non invasive o con microprelievi)

– Le figure di costruttori di strumenti intorno a Tartini

– La montatura degli strumenti ad arco durante la vita e la carriera di Tartini

– Le copie di strumenti antichi oggi