Appunti sulla vita di Giuseppe Tartini

Giuseppe Tartini nacque a Pirano, cittadina allora appartenente alla Repubblica di Venezia, l’8 aprile 1692. Il padre Giovanni Antonio proveniva dalla nobiltà fiorentina e sposando Caterina Zangrando, figlia di una delle famiglie più antiche di Pirano, rinsaldò l’appartenenza della famiglia alla classe sociale elevata. Ebbe un’educazione di prim’ordine, durante la giovinezza imparò i rudimenti dell’arte musicale e sperimentò con il violino e con la spada, distinguendosi per la sua abilità di schermidore. Nel 1708 arrivò a Padova, indirizzato dal padre allo studio della legge e all’abito ecclesiastico. Venuto a mancare il padre, Giuseppe diede sfogo al suo animo ribelle e indipendente: abbandonò gli studi e rigettò la vita conventuale. Non ancora ventenne si innamorò di Elisabetta Premazore e si decise a sposarla, incurante della sua condizione sociale sfavorevole. Il matrimonio si tenne il 29 luglio del 1710 alla basilica del Carmine. La decisione di unirsi a una “popolana” provocò le ire della famiglia Tartini, che decise quindi di negare al giovane ogni supporto economico.

Giuseppe Tartini, neosposo e diciottenne, lasciò la moglie presso la famiglia d’origine e si allontanò da Padova. Dopo essersi travestito da pellegrino in Polesine, si diresse verso lo Stato Pontificio. Il suo viaggio si interruppe al Convento dei Padri Minori Conventuali di Assisi, dove si dedicò allo studio del violino con grande impegno e costanza, diventando in pochi anni un abile musicista.

Tartini si ricongiunse alla moglie intorno al 1713 e prese casa a Venezia, senza interrompere i rapporti con il Centro Italia, dove si recò più volte a suonare. La sua fama di strumentista crebbe rapidamente, tantoché nel 1721 venne assunto come “primo violino e capo di concerto” dell’orchestra della Basilica di Sant’Antonio di Padova senza dover superare alcuna prova, incarico che mantenne fino alla morte. A Padova stabilì anche la sua scuola di violino, conosciuta come Scuola delle Nazioni. Tartini fu un insegnante capace e premuroso, molti dei suoi allievi ricoprirono incarichi importanti in Europa contribuendo alla fama del maestro e della scuola.

Giuseppe Tartini scoprì il fenomeno acustico del “terzo suono” nel 1714, mentre si trovava ad Ancona impegnato nell’orchestra del Teatro della Fenice. Nel Trattato di musica secondo la vera scienza dell’armonia, l’autore descrisse per la prima volta il fenomeno acustico, definendolo come un “suono di combinazione” prodotto dall’urto dei volumi di aria di altri due suoni protratti nel tempo. Molti anni più tardi il fisico tedesco Hermann Helmholtz lo chiamerà invece suono differenziale, perché frutto della differenza delle vibrazioni dei due suoni generatori.

Il “terzo suono” ebbe sempre un’importanza capitale nella teoria e pratica musicale tartiniana. Lui stesso affermò che dal 1728, anno in cui fondò la sua scuola di violino, usò il terzo suono come guida per l’intonazione del violino.

L’attività compositiva di Tartini viene spesso adombrata dalla sua fama di esecutore virtuoso e didatta. Fu però anche compositore prolifico fino agli ultimi anni di vita. Si misurò con le forme musicali più in voga del suo tempo: tra il 1720 e il 1770 produsse una grande quantità di sonate a tre e a quattro, sonate solistiche e concerti, privilegiando naturalmente il suo strumento principe, il violino. I concerti furono il contesto in cui il suo linguaggio violinistico poté esprimersi con più liberta.

Oltre a queste, sono note alcune opere vocali sacre, come il Miserere eseguito a Roma il mercoledì santo del 1768 alla presenza di papa Clemente XIII. Tartini si interessò inoltre di teoria musicale e scrisse diversi trattati di argomento acustico-musicale, discutendo il fenomeno del terzo suono e descrivendo il suo “sistema” teorico. La pubblicazione di queste opere scatenò accesi dibattiti negli ambienti culturali di tutta Europa. Tartini fu una mente instancabile, non smise mai di elaborare e discutere le sue idee.

Giuseppe Tartini morì il 26 febbraio del 1770 a 78 anni, a causa delle complicazioni date da una cancrena alla gamba. Fu sepolto nella chiesa di Santa Caterina il giorno seguente, nella stessa tomba giace anche la moglie.

Alcuni aspetti della vita del violinista sono tuttora incerti: non si conoscono con sicurezza le ragioni del suo allontanamento da Padova dopo il matrimonio come si sa ancora poco delle sue attività musicali prima dell’assunzione al Santo. Anche le vicende legate alla salma Tartini hanno del misterioso. Gli studiosi hanno messo più volte in dubbio la reale presenza dei corpi in questa sede, ipotizzando trasferimenti nella città natale di Pirano o a Trieste. La ricognizione della tomba, effettuata nel 1997, risolse parzialmente i dubbi: furono trovati, nella parte attribuibile alla moglie, frammenti di teca cranica e capelli; nella parte di Tartini soltanto una porzione di femore e “un anello corroso e verdastro”. È probabile che in passato, forse per ragioni sanitarie, sia stata gettata una sostanza acida sui corpi per farli dissolvere più rapidamente.